mercoledì 1 ottobre 2008

Concert is dead

Ho assistito casualmente al concerto dei R.E.M. di venerdì scorso al Palasport di Casalecchio di Reno, ma non mi accanirò di nuovo sull'acustica indecente, perché è un atto che mi connoterebbe come persona priva di compassione. Voglio invece concentrarmi su un altro punto.

La mia estraneità all'evento, mi ha permesso di osservare che il modo della fruizione di un concerto negli anni si è trasformato radicalmente: intendiamoci, il cambiamento è accaduto nel corso del tempo molto gradatamente. È però innegabile che ormai il concerto 'dal vivo' si è modificato e virtualizzato in modo completo. Per intenderci, mi sono trovato circondato da persone dotate di telefonini, macchine fotografiche più o meno grosse e potenti, videocamere più o meno portatitili e palmari. Molto del tempo in cui Stipe si è agitato sul palco, la gente lo ha passato a fotografare, registrare e riprendere quello che accadeva davanti. In un certo senso il vero spettacolo era osservare il campionario di gadgets elettronici sfoggiati dalle persone, alla frequenza con la quale scattavano e i modi con cui si destreggiavano per mantenere in posizione le loro fotocamere. Alcuni hanno ripreso gran parte del concerto con la videocamera (probabilmente c'è già qualcosa su youtube), mentre sugli spalti era un brillare di lucine e led, neanche fossimo all'inaugurazione dell'olimpiade di Pechino.

Potrei concludere polemizzando che ormai i concerti tanto vale vederseli registrati da un altro, o scaricarli da internet, tanto sempre attraverso uno schermo li vedi, ma la situazione è più complessa; perché mentre registri, tu sei anche presente con il corpo, sei comunque investito dall'onda sonora degli amplificatori, dai fasci di luce e dal caldo degli altri corpi. Sei urtato dalla gente che passa, ti muovi durante un 'pogo' e cerchi di mantenere la macchina fotografica stabile per scattare. In un certo senso modifichi un prodotto già confezionato come l'organizzazione di un concerto e lo modifichi più o meno consapevolmente secondo i tuoi gusti, le tue idiosincrasie. Cerchi, nel momento, di creare l'esperienza del ricordo, il futuro della nostalgia del momento. È quasi un paradosso temporale che la tecnologia ci permette di sfruttare a poco prezzo, fagocitando un presente che si carica e si ispessisce di significati altri.

Per lungo tempo il concerto è stato il trionfo del momento, dell'hic et nunc, e non si componeva solo di emozioni travolgenti ma spesso era un modo per svuotare la mente; ci si lasciava andare alla musica, al ritmo, all'anonimato di una folla che allo stesso tempo condivideva la tua stessa passione: potevi urlare, cantare seguendo le parole, stare a occhi chiusi o pensare ai fatti tuoi. Ora la situazione non è così libera, si è presenti per creare il nostro passato, per prevedere come si ricorderà, si è meno assenti, più cerebrali anche nell'emozione. Ed è questo che considero una perdita. Piccolo esempio: delle numerose coppie presenti ce ne fosse una che si sia baciata per più di due secondi, quando nel passato si faceva ben di peggio. Ora c'è da chiamare l'amico per fargli ascoltare Losing My Religion.

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