lunedì 27 dicembre 2010

Il colore centenario

Rovistando su internet si fanno molto spesso scoperte interessanti. Una di queste è la collezione di vecchie foto che la bilbioteca del Congresso degli Stati Uniti mette a disposizione di tutti, dopo una costante opera di digitalizzazione. Sono documenti che risalgono alla seconda guerra mondiale, alla depressione, addirittura alla guerra di secessione.

Negli ultimi tempi sono stati inseriti gruppi di fotografie a colori che sorprendono a causa della nostra abitudine a vedere le immagini d'epoca solo in bianco e nero; l'effetto è decisamente straniante. Qui potete vedere una serie recentemente pubblicata, con esemplari risalenti ai primi anni '40, provenienti dagli Stati Uniti. La maggior parte sono ricavate da copie fatte dalle originali diapositive Kodachrome, che all'epoca erano all'avanguardia nella riproduzione fotografica a colori. Ironico che dopo più di settant'anni di servizio la pellicola sia stata abbandonata proprio in questi giorni, soprattutto vedendo la qualità della resa cromatica dopo tanto tempo. Un'altra serie di Kodachrome (incentrata sullo sforzo bellico americano nella seconda guerra mondiale) la potete trovare a questo indirizzo.

Molto interessante è anche questa serie proveniente dalla Russia zarista (stiamo parlando di fotografie prese tra il 1910 e il 1915) del fotografo Sergei Mikhailovich Prokudin-Gorskii, incaricato di indagare gli sterminati territori russi, un po' come faranno durante la depressione i fotografi americani della FSA.

All'epoca esistevano molti modi di fare foto a colori, quasi tutti estremamente laboriosi e costosi e poco diffusi. Il metodo qui impiegato dal fotografo russo consisteva nell'esporre in rapidità tre lastre in bianco e nero con un filtro di colore diverso. Per vedere la foto a colori si procedeva poi alla proiezione in contemporanea dei negativi con i tre filtri (rosso verde e blu).

Nell'era del digitale, dove migliaia di scatti ogni giorno si aggiungono allo sterminato calderone visivo che ci circonda, è da queste fotografie lontane nel tempo che si può ricavare una certa prospettiva.

domenica 12 dicembre 2010

Mama Took My Kodachrome Away

Parafrasando la famosa canzone di Paul Simon, cantiamo la dipartita della più famosa pellicola diapositiva del mondo. La possibilità di sviluppare le proprie foto utilizzando la Kodachrome giunge infatti alla fine il 30 dicembre 2010, a poco più di un anno dalla fine della produzione attuata dalla Kodak per mancanza di profitti.

Io ho appena spedito gli ultimi quattro rullini, giusto come ricordo dei tempi andati. Si tratta più che altro di una nostalgia, visto che in realtà, al di là della spallata data dal digitale, erano i tempi di attesa ad aver 'ucciso' questo prodotto; una settimana, quando andava bene, per aspettare le proprie foto era davvero troppo (senza considerare che è rimasto solo un laboratorio attrezzato in tutto il mondo, Dwayne's Photo). Inoltre altre pellicole (vedi Velvia e Ektachrome in primis) sono da tempo disponibili con una resa dei colori molto più satura e un livello di dettaglio comparabile, con tempi di consegna della pellicola sviluppata dell'ordine del giorno e con una maggiore qualità in fase di scansione. Insomma, la Kodachrome è una pellicola datata (fece il suo debutto nel 1935), soppiantata dalla velocità del digitale e dalla qualità delle emulsioni, ma rimane nella storia della fotografia (vedi la bambina afghana ritratta da Steve McCurry) e nella memoria di migliaia di fotografi, oltre a milioni di esemplari nei cassetti di tutto il mondo, con la sua inimitabile (quella si) pallette di colori pastello e la quantità di dettagli contenuti in quel piccolo rettangolo 24x36.

Per maggiori dettagli e la storia di questo pezzo di tecnologia potete leggervi la voce Kodachrome su Wikipedia.