mercoledì 9 giugno 2010

Varie ed eventuali

Molto istruttivo come una notizia possa essere interpretata in mille modi diversi, e ancora più interessante come al passaggio da una testata ad un'altra lo stesso articolo assuma connotazioni diverse (date dalla diversa forma di comunicazione, dall'impaginazione, dalle foto scelte per illustrare la notizia, dal contesto, ecc.) e rifletta le ideologie (non in senso politico) della testata. L' 8 di giugno leggo sul New York Times un interessante articolo sulla ricerca di nuove modelle nella regione brasiliana del Rio Grande Do Sul. Il tutto è corredato da un filmato e da una serie di fotografie tipicamente 'giornalistiche'. Serietà, dunque.

Oggi 9 giugno l'articolo appare tradotto sulla Repubblica, con una foto del servizio del New York Times, ma un titolo che sbilancia l'articolo sulla ricerca della modella perfetta, mentre il titolo originale (Off Runway, Brazilian Beauty Goes Beyond Blond) sottolinea la discrepanza tra la bellezza che emerge nella popolazione brasiliana e quella che appare sulle passerelle internazionali, rispettando mglio il contenuto dell'articolo. Bene.

Nell'edizione di mezzogiorno Studio Aperto, senza citare la fonte originale, al contrario di Repubblica, presenta un filmato con spezzoni dove le più famose modelle brasiliane posano in costumi succinti, mentre la voce off presenta un articolo condensato dove svanisce l'opposizione centrale nell'articolo originale e si calca la mano sul fatto che ora non bastano le misure ma serve un preciso 'cocktail' genetico che si trova appunto in questa zona particolare del Brasile, tralasciando inoltre i problemi che le ragazze incontrano passando dalla campagna a una megalopoli come San Paolo, i metodi dei talent scout, le aspirazioni e le condizioni economiche non sempre floride delle protagoniste. Lascio a voi il decidere se questo è ancora giornalismo o semplice avanspettacolo...

lunedì 7 giugno 2010

Il poker della Mela

Si sono spente le luci sul keynote di Steve Jobs a San Francisco e la rete già impazzisce con i commenti più disparati sul nuovo nato della Apple: iPhone 4. In attesa di vederlo dal vivo, per provarlo e poterlo giudicare seriamente, da quel che si è visto si può dire che le migliorie hardware sono veramente impressionanti e credo sinceramente che non si potesse fare molto di più. Il nuovo schermo ha una densità di pixel quattro volte superiore al precedente, si è aggiunta una videocamera sul fronte per le videochiamate, la fotocamera è arrivata a cinque megapixel e si aggiunge ai vari sensori un giroscopio.

Sulle novità software molti sono i critici, ma sinceramente l'OS di iPhone era già mostruoso per quanto riguarda l'usabilità, quindi l'aggiunta del multitasking, le videochiamate e gli stacks per le applicazioni non fanno gridare al miracolo perché il miracolo c'è già stato nel 2007, alla presentazione del primo iPhone.

Un commento a parte merita il design, completamente rinnovato. Si perde il retro a conchiglia e si torna in un certo senso al piatto del 2g (che in fatto di stile è nettamente migliore di 3g e 3gs, troppo plasticosi), con l'aggiunta del bordo completamente innovato (praticamente la scocca esterna è una grossa antenna per wifi e UMTS) e il nuovo disegno dei pulsanti. Il tutto fa molto Braun anni '60, con una pulizia di stile invidiabile. Si attende la prova tattile per un giudizio completo, ma dalle foto il prodotto è molto bello. Mi complimento con Ive per il cambio di stile deciso ma comprensibile.

Eccovi intanto il video di presentazione dell'iPhone 4.

giovedì 3 giugno 2010

Lavori impossibili

Dopo una lunga pausa di riflessione, eccomi di nuovo a scrivere articoli nuovi nuovi dalla mia esperienza di turista per caso in quella meravigliosa terra del mistero che è il Giappone. Scelgo di iniziare con un post sui lavori giapponesi più strani perché, come tutti sapete, gli abitanti della terra del sol levante pensano solo a quello, ma soprattutto in un modo tutto loro. Il primo esempio è questo povero omino che dalle parti di Tsukiji si dilettava in una delle poche giornate di festa nazionale e sotto un sole inclemente a strappare i fili d'erba che crescono tra le fessure del marciapiede, aiutandosi con una piccola roncola completamente inutile all'uso, riponendoli in un apposito sacco (i fili d'erba), prima di spostarsi in un altro angolo di strada alla ricerca di qualche testarda piantina da svellere con furore. Il tutto (l'omino) dotato di tuta regolamentare e scarponi antinfortunistica, come da regolamento.

Come non citare poi l'addetto alla pulizia degli scorrimano delle scale mobili all'interno della metropolitana di Tokyo (che per inciso è una vera e propria città sotterranea, munita di ogni comodità, compreso il calzolaio). Questo pover uomo premeva uno straccio sullo scorrimano, passando tutto il giorno da uno all'altro. Terzo in ordine di follia l'incaricato di un cantiere che fa l'inchino a chi passa di lì (ormai figura evidentemente obsoleta, visto che spesso viene sostituita da una sagoma o da un cartello, ma vuoi mettere il contatto umano?), gaijin compresi.

E la polizia? In qualsiasi altro posto farebbero i poliziotti, ma purtroppo in Giappone il tasso di criminalità è così basso che oltre a dare informazioni stradali (che assolutamente non sanno dare, non sapendo nemmeno dove si trovano in quel momento) e a bullarsi con i bastoni-segnalatori luminosi (che purtroppo per loro non sono vere spade laser) non possono fare molto altro. Quindi li vedi girare in bicicletta per le strade, probabilmente impegnati a guardare se il malcapitato di turno ha fallito nella pulizia dei marciapiedi da quegli stramaledettissimi fili d'erba che infestano le altrimenti immacolate strade giapponesi.

つづく