giovedì 12 febbraio 2009

Povera capra

Ho appena assistito alla scena in cui Rambo partecipa a una partita di Kokburi (meglio conosciuto come Buzkashi) insieme a dei mujaidin afgani. Per inciso il gioco consiste nel disputarsi la carcassa decapitata di una capra e di depositarla su un cumulo di terra presente sul campo per vincere la partita. Il tutto avviene a cavallo e il fair play è sconosciuto (valgono scudisciate, spintoni, pugni e calci). Non è meraviglioso? Anche in un film dove gli sceneggiatori non hanno mai consegnato la loro fatica al regista, un accenno culturale clamoroso fa capolino dalle steppe dell'Asia centrale e finisce in un prodotto di massa distribuito in tutto il mondo. Si può disquisire all'infinito sulla mercificazione culturale attuata dall'occidente, sulle imprecisioni e la superficialità della cultura ai tempi di internet e a quanto si stava bene quando le biblioteche erano vuote e polverose. Ma in quanti sapevano di questo allegro passatempo nell'Italia degli anni '60 o '70? Quanti costumi particolari, declinazioni locali, tradizioni quasi scomparse ci fanno l'occhiolino ogni giorno, semplicemente facendo attenzione? Il mondo ci sembra più piccolo, certo, ma è molto più vario e colorato. Basta solo voler vedere.

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