martedì 10 febbraio 2009

È finita

È finita. Non sto parlando della morte di quella ragazza di cui tutti parlano, ma dell'Italia. Senza proclami, squilli di tromba o carriarmati, nel mondo contemporaneo non c'è più posto per la grandeur, anche quando si scompare. Da un giorno all'altro nulla cambia, ma si perde il lavoro, una banca dichiara fallimento e il suo impero di carta si riduce in cenere. Ci si spegne in silenzio. Ormai nulla può invertire la rotta: l'economia subirà la furia della crisi globale, anche se protetti dall'Europa, perché siamo guidati da incompetenti. Da dieci anni di governo Berlusconi non si esce indenni, figuriamoci dopo che sulle nostre vite e quelle dei nostri padri sono passati Craxi e Andreotti. In fondo la campana a morto poteva suonare anche all'indomani delle ultime elezioni, tutto era stato previsto. Ma il caso Englaro ha reso semplicemente evidente a tutti la realtà; non siamo più un paese democratico, non siamo più una repubblica, indietro non si torna e la fine è solo questione di tempo. Dispiace, perché tutto è stato inevitabile e contemporaneamente forse bastava poco per cambiare le sorti del paese, per restituirgli dignità. Oramai nulla conta più. La discesa non è più arrestabile, rimane solo il ricordo di una democrazia imperfetta che non è riuscita a completarsi dopo la spinta all'uscita dalla seconda guerra mondiale. Requiescat In Pace.

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