Tra le tante problematiche emerse con la globalizzazione, quella dei controlli qualitativi è forse la più sottovalutata. Gli scambi internazionali hanno creato una fittissima trama che difficilmente può essere dipanata, in un'epoca dove i confini tra le nazioni sono sempre più permeabili. Questo fattore si unisce alla crescente specializzazione produttiva, per cui i cittadini non sono più in grado (a dir la verità da molto tempo ormai) di comprendere o seguire l'estrema complessità delle tecniche messe in atto per la creazione dei prodotti che consuma. Senza per forza doversi riferire a oggetti complicati come i gadget elettronici, pensiamo solamente al vestiario; chi ci garantisce che il vestito che indossiamo sia stato prodotto come indicato nell'etichetta, e come è possibile sapere in che condizioni sono avvenute la tintura, il taglio, le cuciture eccetera? È notizia di oggi il sequestro di partite di pellet per il riscaldamento contaminate da cesio 137 e in distribuzione in diverse zone della penisola. Proprio uno dei sistemi più ecologici di riscaldamento (comprimendo in pellets gli scarti della lavorazione del legno si produce combustibile senza abbattere ulteriori alberi e si creano possibilità di lavoro per numerose persone) ha portato, nelle zone dove è stato usato questo combustibile, ad un aumento dei livelli radioattivi fino a cinque volte il limite consentito.
Una soluzione semplice ovviamente non c'è. L'unica possibile è l'esistenza di enti preposti ai controlli, sempre più estesi e sempre più efficienti, che abbiano come fine quello di proteggere i consumatori al loro posto. Singolarmente ognuno di noi è impotente e dovrà abituarsi a convivere con una sorta ignoranza esistenziale per gli oggetti che ci circondano e ci definiscono.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento