In un interessante articolo su Repubblica di ieri si parla di una spedizione di biologi marini nell'atollo di Bikini, infaustamente conosciuto per gli esperimenti nucleari americani tra il 1946 e il 1958. Questo piccolo atollo delle Isole Marshall vide l'esplosione di ben 23 ordigni atomici e nucleari, tra quelli in atmosfera e quelli in acqua, il cui più famoso è la prima bomba termonucleare della storia, ribattezzata 'Shrimp', durante l'esperimento Castle Bravo il 1 marzo 1954. La potenza teorica dell'ordigno era di 6 megatoni, ma a causa di un imprecisione di calcolo il risultato effettivo fu di 15 megatoni. La ricaduta radioattiva conseguente fu molto più estesa del previsto e portò all'evacuazione di tre isole sottovento e alla contaminazione di un peschereccio giapponese trovatosi nel posto sbagliato.
Alla fine della lunga serie di esperimenti, l'atollo venne abbandonato ed è tuttora inabitabile a causa delle radiazioni; esiste a questo proposito un interessante documentario del 1988, Radio Bikini, che descrive come gli indigeni siano stati deportati dal loro atollo e di come debbano ancora vivere su un'altra isola con i sussidi statunitensi, senza grosse speranze di poter tornare nella loro terra di origine.
Gli scienziati, provenienti da diversi gruppi di ricerca da tutto il mondo, sono stati i primi a 50 anni di distanza dalla fine degli esperimenti a poter svolgere ricerche approfondite sulla vita della laguna, scoprendo che flora e fauna hanno ripopolato le aree contaminate; più in dettaglio si è visto che parte delle specie di coralli originarie sono scomparse a causa delle radiazioni, ma quelle rimaste, approfittando della mancanza dell'influenza umana sono cresciute a dismisura, sviluppandosi in enormi banchi che si estendono per centinaia di metri. Mentre nel resto del pianeta le barriere coralline sono in ritirata a causa del riscaldamento globale, in questo angolo del mondo forzatamente isolato stanno prosperando.
Un caso simile è accaduto a Chernobyl, dove, dopo il disastro, per vent'anni la zona è rimasta completamente interdetta alla popolazione: ora è l'area più selvaggia e ricca di fauna e flora (sono tornati cervi, lupi, linci e orsi) dell'intera Europa, mentre specie particolari di funghi attecchiscono rigogliosi anche sul sarcofago di cemento che ricopre il reattore.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento